domenica 9 ottobre 2016

Quando i bambini rifiutano il cibo

Il bisogno e il desiderio di mangiare si instaura, cresce, si radica e si attesta nella relazione duale madre-bambino e, più in là, bambino-gruppo familiare. Per considerare gli aspetti affettivi e sociali in relazione al tema dell’alimentazione è importante evidenziare sia i vissuti dei genitori che quelli del bambino.
Il cibo rappresenta la prima forma di rapporto che il bambino instaura con il mondo circostante e, in quanto tale, diventa uno strumento comunicativo di notevole forza. Attraverso il rifiuto del cibo, così come con l’eccessivo interesse per esso, il bambino esprime un disagio intenso, una fortissima rabbia che magari non riesce a comunicare in altro modo. Talvolta digiunare è un modo di protestare: basti pensare che anche gli adulti digiunano per protesta, per tristezza, per rabbia. Bisogna considerare che, attraverso l’allattamento, ma anche dopo, nel periodo dello svezzamento, la mamma trasmette al bambino non solo latte e cibo, ma anche emozioni e sentimenti, che in alcuni casi possono essere, ad esempio, ansie e senso di colpa (ad esempio perché costretta a separarsi dal proprio bambino per riprendere il lavoro). Bisogna tenere conto, poi, del fatto che i bambini imparano prestissimo a capire che il cibo, essendo al centro delle preoccupazioni materne, può diventare un’arma potentissima e di grande efficacia “contrattuale”. I bambini sanno benissimo che rifiutare la pappa può rappresentare uno strumento comunicativo per dire “NO” (non solo al cibo) molto più efficace e potente di quanto non sia un pianto disperato o il semplice uso delle parole.
Quando un bambino comprende il potere del cibo, potrebbero crearsi pericolosi meccanismi di ricatto nei confronti dell’adulto e innescarsi comportamenti scorretti per attirare l’attenzione.
Come comportarsi?
La cosa più importante è, come sempre, cercare di capire se il rifiuto è legato a problematiche nel rapporto-madre bambino presenti fin dalle prime fasi della relazione, se coincide con l’inizio dello svezzamento, se è parte integrante di quella fase della crescita in cui il bambino dice di no a tutto. Risulta opportuno anche analizzare se le difficoltà alimentari rappresentino una modalità del bambino di esprimere l’ansia (ad esempio nei confronti di conflitti fra genitori, malattie, problemi economici), come reazione ai distacchi (ripresa del nido dopo le vacanze, inizio della scuola ecc…). Così come accade agli adulti, anche i bambini, talvolta vivono degli stati d’ansia tali da non riuscire a “mandar giù” nulla!
Bisogna evitare che la tavola diventi un campo di battaglia in cui ci si scontra per un piatto di pasta. Sarebbe opportuno domandarsi che tipo di messaggio o di sfida ci sta lanciando il bambino che rifiuta il cibo che abbiamo cucinato con tanto amore per lui. Se la situazione peggiora e il rifiuto si protrae, è importante non scoraggiarsi e consultare un esperto che possa dare una mano. Sarà lui/lei ad indicare la strada migliore da seguire.
Tutti i genitori si preoccupano che i loro bambini non mangino abbastanza. Tuttavia, costringere un bambino a mangiare è il modo migliore per rafforzare il suo atteggiamento di opposizione. E’ meglio adottare un atteggiamento positivo togliendo l’alimento rifiutato senza dare l’impressione di essere contrariati e passare alla portata successiva. Tutte le iniziative che mirano a obbligarli a mangiare, anche le più comuni e divertenti come l’aeroplanino con il cucchiaio, portano i bambini a sentirsi presi in giro e a diffidare del cibo. Inoltre, se si è certi che il bambino abbia consumato, in porzioni adeguate all’età, colazione, spuntino, pranzo e merenda, è possibile anche soprassedere al fatto che talvolta a cena non mangi un pasto completo, ma voglia solo “mangiucchaire” e assaggiare.
Ad ogni modo bisogna tenere a mente, per qualsiasi età, i tre ingredienti base necessari per mangiare bene:

1.       Una buona dose di routine: mangiare seguendo orari regolari è indispensabile. Per aver appetito è necessario aver fame!
2.      Una manciata di buonumore: l’atmosfera rilassata, la varietà dei piatti e il modo di presentarli, sono abitudini importanti fin da piccolissimi.
3.      Tempo q.b. perché … mangiare piano è alla base di una buona condotta alimentare e consente al cervello di ricevere i segnali di sazietà.


venerdì 26 agosto 2016

All'asilo più sereni. Piccola guida ai primi distacchi.

Per i bambini, l’inizio dell’asilo e della scuola rappresenta un momento di socializzazione fondamentale, ma anche un momento di dolorosa separazione dall’ambiente familiare.
Questo doloroso distacco non riguarda solo i piccoli, ma quasi sempre anche i genitori, soprattutto le mamme. Quanto più questo sentimento inconscio è forte, tanto più i bambini avranno difficoltà a “staccarsi”. Cosa fare?
La cosa più importante è certamente domandarsi se questa paura inconsapevole esiste e traspare coinvolgendo anche involontariamente il bambino quando lo lasciamo all’asilo e, in tal caso lasciarsi consigliare da un esperto o, semplicemente, dal personale del nido o della scuola.
Per evitare che un momento così importante per la crescita del nostro bambino diventi un ostacolo allo sviluppo della sua autonomia, ecco 10 consigli:
-Analizzate i sentimenti che provate rispetto al distacco e chiedetevi quanto influenzano il suo atteggiamento verso le separazioni.
-Cercate di controllare il vostro sguardo ansioso o sconsolato: vedere mamma che si agita rende ancora più triste il vostro bambino.
-Non sommate alla comprensibile ansia di vostro figlio, la vostra.
-Parlate con educatrici e maestre: vi convincerete del fatto che la maggior parte dei bambini smette di piangere nel giro di qualche minuto.
-Utilizzate il tragitto casa-asilo per descrivere le tappe della sua giornata soffermandovi sul rientro a casa e indicandogli chi andrà a riprenderlo e a che ora.
-Quando andate via mentre ancora sta piangendo, fatelo in modo positivo, fiducioso: vedendovi sereni e fermi, comprensivi ma non disposti ad essere ricattati, si rincuorerà sul fatto che è al sicuro. Non andate mai via di nascosto, ma salutatelo e rassicuratelo dicendogli che andrete a riprenderlo.
-Concordate, se possibile, l’ambientamento con cura facendo in modo che il primo distacco sia graduale.
-Evitate di fare confronti con i bambini che non piangono. Ogni bimbo ha i suoi tempi e le sue reazioni.
-Fategli portare all’asilo il suo orsacchiotto preferito o un oggetto a cui è affezionato: fungerà da “ponte” tra asilo e casa.
-A casa ricordategli spesso il nome di amichetti e degli adulti che incontra e che incontrerà il giorno successivo all’asilo/scuola: serve a creare nel bambino una mappa rassicurante di punti di riferimento. Non cedete alla tentazione di tenerlo a casa durante il periodo dell’ambientamento: la continuità è fondamentale.




domenica 20 settembre 2015

Dialogo silenzioso di una mamma con il suo bimbo prima di andare al nido

Mamma - "Domani ti porterò al nido per la prima volta, ti guardo e mi chiedo: sapranno prendersi cura di te? Io che ti ho portato in grembo, che ti ho messo al mondo e ho imparato a conoscerti, riconosco il tuo pianto per fame o per le colichette...so quando hai sonno; so cosa mi chiedi"...
Bimbo - "Mamma,  se ti fidi e sei tranquilla, anch'io saprò fidarmi e non avrò paura. Mi lasci con persone che amano i bambini, che hanno studiato e continuano a studiare per capire cosa è meglio per me e per gli altri. Accudiscono ed educano ogni anno tanti bambini, forse anche loro riusciranno a capire il mio strano linguaggio fatto di pianto, risate e gorgoglii".
Mamma - "Dipendi ancora da me. Per mangiare hai bisogno di me, ti addormenti serenamnete attaccato al mio seno. Ti abbandoni tra le mie braccia e il tuo viso si distende".
Bimbo - "Non sarà facile cambiare abitudini ma tu, mamma, aiutami a conoscere altri modi di dormire; magari accarezzandomi dolcemente stendendoti accanto a me e ascoltando la musica del nostro carillon preferito".
Mamma - "Temo che non vorrai mangiare, perchè finora ti ho nutrito solo io con il mio latte e non ho idea di come reagirai al biberon o al cucchiaino. E se non lo volessi"?
Bimbo - "E' probabile che un nuovo modo di mangiare, insieme ad altri bambini e a persone nuove mi spaventi, ma tu puoi fare per me una cosa molto importante: vivere insieme  le mie prime volte! Proviamo insieme il  biberon con il nuovo latte o dammi tu per prima la frutta frullata, così ti guarderò negli occhi mentre mi incoraggi e non mi sentirò spaesato e spaventato quando sarò al nido".
Mamma - "E se qualche bambino vorrà i tuoi giochi e, togliendoteli dalle mani, ti farà male"?
Bimbo - "Allora imparerò a condividere e a saper gestire la frustrazione"
Mamma - "E se, trascorrendo al nido gran parte della giornata, ti legherai alle ducatrici e ti affezionerai ad una di loro amandola più di me"?
Bambino - "Mamma, ora e per sempre, nessuna potrà prendere il tuo posto nel mio cuore! Tienimi per mano e guidami alla scoperta della Vita"!

domenica 23 marzo 2014

Il ciuccio: croce e delizia dei bambini!

Il ciuccio risponde al naturale istinto del bambino di succhiare, che è per lui un bisogno primario perché legato alla nutrizione; aiuta i neonati a riprodurre sensazioni piacevoli, di tranquillità favorendo il rilassamento e stimolando la capacità di auto consolazione. Mitiga e rende più sopportabili, infatti, i momenti di distacco dalla madre, perché il piccolo impara a tranquillizzarsi da solo attraverso un'azione che lo riporta a uno stato di benessere. Procura sollievo, aiuta ad allontanare le paure e a controllare il senso di solitudine.
 Numerosi studi dimostrano che l'uso del ciuccio può proteggere dal rischio di morte in culla (SIDS) perché, succhiando, il neonato non incorre nelle apnee notturne. Questo però non vuol dire che quando dorme deve per forza prendere il ciuccio, anzi, bisogna sforzarsi di non correre a rimetterglielo in bocca ogni volta che lo perde nel sonno, perché se un bimbo perde il succhiotto mentre sta dormendo e non si sveglia piangendo, evidentemente non ne sente il bisogno.
Man mano che il bambino cresce, durante il periodo della dentizione, il ciuccio porta sollievo e attenua i dolori dei primi dentini.
Nonostante gli effetti benefici del ciuccio, alcuni bambini lo rifiutano da subito. In questo caso meglio non forzarli come si vede fare ad alcuni genitori che provano ad  immergere il ciuccio in zucchero o miele affinché i figli lo prendano più volentieri: se non lo vogliono, non è necessario utilizzare l'inganno! E se questa motivazione non è sufficiente, basti pensare che tale abitudine favorisce la formazione della carie.
Il distacco dal ciuccio rappresenta un punto delicato della crescita del bambino. Il bimbo investe il ciuccio di una serie di significati che lo rendono più forte e sicuro di sé. Separarsene vuol dire rinunciare a un tipo di sicurezza per raggiungerne un’altra. I bambini, infatti, amano la routine e le abitudini, e il ciuccio rappresenta una delle routine che i bambini preferiscono. Il ciuccio aiuta il bambino a rilassarsi nel momento della nanna e a sopportare situazioni difficoltose come la frustrazione e la separazione dalla mamma. L’abbandono del ciuccio può essere un processo graduale più che un’interruzione immediata. Per questo motivo è importante che il distacco sia lento e soprattutto che sia condiviso dal bambino. Sono assolutamente sconsigliate le separazioni improvvise: il piccolo potrebbe incontrare difficoltà nell’affrontare un cambiamento così repentino e diventare nervoso e insofferente. Il tempo di utilizzo del ciuccio dovrebbe essere lentamente ridotto. Quando il bambino riesce a rimanere senza ciuccio per tutta la giornata, è possibile proporre un distacco dall’oggetto per la notte.
 
Il distacco dal ciuccio, così come altri importanti cambiamenti, va proposto in un momento di tranquillità, privo di altre situazioni instabili o cambiamenti recenti (nascita di un fratellino, separazione dei genitori, inserimento al nido ecc). Qualsiasi modo si scelga per dire addio “all’oggetto di consolazione”, l’importante è che il metodo sia condiviso e che non si passi da tutto a niente da un giorno all’altro.Toglierlo di punto in bianco provocherebbe un senso di tristezza e di nervosismo; il bambino comincerebbe a dimostrare inappetenza, insonnia e profonda irritabilità. Detto questo è evidente che il ciuccio deve essere tolto in maniera progressiva e soprattutto pianificando un patto, una sorta di accordo tra voi e il bimbo. Potrebbe essere utile “accordarsi” con il bambino a non portare il ciuccio quando magari si esce, si va al parco a giocare o si intraprende qualsiasi altro tipo di attività che possa tenerlo adeguatamente impegnato. Il segreto è, infatti, tenere il bambino quanto più “indaffarato” possibile, facendogli capire che non in tutti i momenti della giornata ha bisogno del ciuccio. Accordandovi con il bambino sui momenti in cui vi può rinunciare, eliminarlo completamente sarà molto più semplice e meno traumatico.
Per incoraggiare il distacco graduale bisogna chiedere al bambino di svolgere delle mansioni “da grandi” che non si possono fare con il ciuccio. Tra le richieste che potete fare a vostro figlio ci dovrebbe essere sempre quella di parlare senza il ciuccio.
Mano a mano che il bambino riuscirà a privarsene nelle ore pomeridiane, si potrà cominciare a toglierlo anche di notte; basterà stare un po’ di più con lui prima che si addormenti, raccontargli una favola o cantargli una ninna nanna. Alla fine si riuscirà a farlo addormentare serenamente senza l’aiuto del ciuccio.
E’ importantissimo mantenere la decisione. Come per tutte le altre questioni che riguardano la vita di un bambino, è necessario che l’adulto si mostri accogliente rispetto ai bisogni, ma fermo e solido rispetto alle decisioni prese. Se si intraprende il percorso di separazione è importante stabilire una linea di condotta comune a coloro che si relazionano con il piccolo (dai nonni, agli zii etc.): un ripensamento dell’adulto di riferimento trasmette l’idea di reversibilità della separazione e rende molto difficoltoso il tentativo successivo....
Se vuoi approfondire l'argomento contattaci ( asiloisola@libero.it), prenota una consulenza o partecipa ai nostri seminari per genitori e educatori!


 

sabato 16 novembre 2013

Settimana dei diritti dei bambini

In occasione della settimana dei diritti dei bambini che inizierà martedì 19 Novembre, vorrei ricordare la Carta dei diritti dell'Infanzia.
Di seguito il testo della Carta dei diritti dei Bambini in versione integrale, riscritto da un gruppo di bambini di Palermo.
 
1.Bambino o bambina è ogni essere umano fino a 18 anni.
2.Gli Stati devono rispettare, nel loro territorio, i diritti di tutti i bambini: handicappati, ricchi e poveri, maschi e femmine, di diverse razze, di religione diversa, ecc.
3.Tutti coloro che comandano devono proteggere il bambino e assicurargli le cure necessarie per il suo benessere.
4.Ogni Stato deve attuare questa convenzione con il massimo impegno per mezzo di leggi, finanziamenti e altri interventi. In caso di necessità gli Stati più poveri dovranno essere aiutati da quelli più ricchi.
5.Gli Stati devono rispettare chi si occupa del bambino.
6.Il bambino ha diritto alla vita. Gli Stati devono aiutarlo a crescere.
7.Quando nasce un bambino ha diritto ad avere un nome, ed essere registrato ed avere l’affetto dei genitori.
8.Il bambino ha diritto al proprio nome, alla propria nazionalità e a rimanere sempre in relazione con la sua famiglia.
9.Il bambino non può essere separato, contro la sua volontà, dai genitori. La legge può decidere diversamente quando il bambino viene maltrattato. Il bambino separato dai genitori deve mantenere i contatti con essi. Quando la separazione avviene per azione di uno Stato (carcerazione dei genitori, deportazione, ecc.) il bambino deve essere informato del luogo dove si trovano i suoi genitori.
10.Il bambino ha diritto ad andare in qualsiasi Stato per unirsi ai genitori. Se i genitori abitano in Stati diversi, il bambino ha diritto di mantenersi in contatto con loro.
11.Il bambino non può essere portato in un altro Stato illecitamente. Tutti gli Stati si devono mettere d’accordo per garantire questo diritto.
12.Il bambino deve poter esprimere la propria opinione su tutte le cose che lo riguardano. Quando si prendono decisioni che lo interessano, prima deve essere ascoltato.
13.Il bambino ha diritto di esprimersi liberamente con la parola, con lo scritto, il disegno, la stampa, ecc.
14.Gli Stati devono rispettare il diritto del bambino alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.
15.Il bambino ha diritto alla libertà di associazione e di riunione pacifica.
16.Il bambino deve essere rispettato nella sua vita privata. Nessuno può entrare a casa sua, leggere la sua corrispondenza o parlare male di lui.
17.Il bambino ha diritto a conoscere tutte le informazioni utili al suo benessere. Gli Stati devono: far fare libri, film ed altro materiale utile per il bambino; scambiare con altri Stati tutti i materiali interessanti adatti per i bambini; proteggere i bambini dai libri o da altro materiale dannoso per loro. 18.I genitori (o i tutori legali) devono curare l’educazione e lo sviluppo del bambino. Lo Stato li deve aiutare rendendo più facile il loro compito.
19.Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma di violenza.
20.Lo Stato deve assistere il bambino che non può stare con la sua famiglia affidandolo a qualcuno. Chi si occupa del bambino deve rispettare le sue abitudini.
21.Gli Stati devono permettere l’adozione nell’interesse del bambino. L’adozione deve essere autorizzata dalle autorità con il consenso dei parenti del bambino. Se l’adozione non può avvenire nello Stato del bambino, si può fare in un altro Stato. L’adozione non deve mai essere fatta per soldi. 22.Gli Stati devono cercare di unire alla sua famiglia il bambino separato e, se non ha famiglia, lo Stato lo deve proteggere come qualsiasi altro bambino.
23.Il bambino svantaggiato fisicamente e mentalmente deve vivere una vita completa e soddisfacente. Gli Stati devono scambiarsi tutte le informazioni utili per migliorare la vita dei bambini disabili e devono garantire l’assistenza gratuita se i genitori o i tutori sono poveri. Inoltre bisogna fornire al bambino occasioni di divertimento.
24.Il bambino deve poter vivere in salute anche con l’aiuto della medicina.
25.Gli Stati devono garantire questo diritto con diverse iniziative: fare in modo che muoiano meno bambini nel primo anno di vita; garantire a tutti i bambini l’assistenza medica; combattere le malattie e la malnutrizione fornendo cibi nutritivi ed acqua potabile; assistere le madri prima e dopo il parto; informare tutti i cittadini sull’importanza dell’allattamento al seno e sull’igiene; aiutare i genitori a prevenire le malattie e a limitare le nascite. Il bambino che è stato curato deve essere controllato periodicamente.
26.Ogni bambino deve essere assistito in caso di necessità, di malattia o necessità economica, tenendo conto delle possibilità dei genitori o dei tutori.
27.Ogni bambino ha diritto a vivere bene. Gli Stati devono aiutare la famiglia a nutrirlo, a vestirlo, ad avere una casa, anche quando il padre si trova in un altro Stato.
28.Il bambino ha diritto all’istruzione. Per garantire questo diritto gli Stati devono: fare le scuole elementari obbligatorie per tutti; fare in modo che tutti possano frequentare le scuole medie; aiutare chi ha la capacità a frequentare le scuole superiori; informare i bambini sulle varie scuole che esistono.
29.Gli Stati devono controllare, anche, che nella scuola siano rispettati i diritti dei bambini. 30.L’educazione del bambino deve: sviluppare tutte le sue capacità; rispettare i diritti umani e le libertà; rispettare i genitori, la lingua e la cultura del Paese in cui egli vive; preparare il bambino ad andare d’accordo con tutti; rispettare l’ambiente naturale.
31.Il bambino che ha una lingua o una religione diversa, ha il diritto di unirsi con altri del suo gruppo per partecipare ai riti e a parlare la propria lingua.
32.Il bambino ha il diritto di giocare, di riposarsi e di svagarsi. Gli Stati devono garantire a tutti questo diritto.
33.Il bambino non deve essere costretto a fare dei lavori pesanti o rischiosi per la sua salute. Gli Stati devono approvare delle leggi che stabiliscono a quale età si può lavorare, con quali orari ed in quali condizioni. Devono punire chi non le rispetta.
34.Gli Stati devono proteggere il bambino contro le droghe ed evitare che sia impiegato nel commercio della droga.
35.Gli Stati devono proteggere il bambino dallo sfruttamento sessuale.
36.Gli Stati devono mettersi d’accordo per evitare il rapimento, la vendetta o il traffico di bambini. 37.Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma di sfruttamento.
38.Nessun bambino deve essere sottoposto a tortura o punizioni crudeli. Se un bambino deve andare in prigione, deve essere per un motivo molto grave e per un breve periodo. In carcere deve essere rispettato, deve mantenere i contatti con la famiglia e deve essere tenuto separato da carcerati adulti. 39.In caso di guerra i bambini non devono essere chiamati a partecipare se non hanno almeno 15 anni.
40.Se il bambino è vittima della guerra, tortura o sfruttamento deve essere aiutato a recuperare la sua salute.
41.Il bambino che non osserva la legge deve essere trattato in modo da rispettare la sua dignità. Gli Stati devono garantire: che nessun bambino sia punito per cose non punite dalla legge dello Stato; che il bambino accusato sia assistito da un avvocato e sia ritenuto innocente finché non è condannato; che la sua causa sia definita velocemente; che, se giudicato colpevole, abbia il diritto alla revisione della sentenza; che se parla un’altra lingua abbia l’assistenza di un interprete.
42.Gli articoli di questa Convenzione non devono essere sostituiti alla legge dello Stato se questa è più favorevole al bambino.
43.Gli Stati devono far riconoscere i diritti dei bambini sia ai bambini stessi sia agli adulti.
44.Gli Stati devono scegliere dei rappresentanti che si riuniscano periodicamente e controllino se i diritti dei bambini vengono rispettati.

sabato 9 novembre 2013

"Il cuore di un padre"

Stamattina ho letto poche parole da un notissimo racconto biblico (Il figliol prodigo) e meditando le seguenti parole mi è tornata in mente una conversazione avuta qualche anno fa con una mia alunna di appena 7 anni che, mentre ci trovavamo a pranzo, mi ha candidamente chiesto: << Maestra, ma tu quanti papà hai>>? Davanti al mio momentaneo stupore ha precisato: << Io ho tre papà: uno è quello che mi ha fatto, che però non conosco; uno è quello che mi sta crescendo, e un altro è Dio che è il papà di tutti>>! Commossa da tanta semplicità e profondità, allo stesso tempo, ho risposto che io ho due papà. E sono felicissima di averne due. Ecco perchè: <<...mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e lo ribaciò". (Luca 15:20) "Il cuore di un padre è così grande, da amare più persone allo stesso modo. Il cuore di un padre non guarda al sacrificio che deve fare, ma alla felicità di un figlio. Il cuore di un padre ama incondizionatamente. Il cuore di un padre si appaga con il sorriso di un figlio. Il cuore di un padre guarda al futuro con gioia. Il cuore di un padre batte forte per amore o per dolore. Il cuore di un padre non smette mai di sperare. Il cuore di un padre trova una soluzione. Il cuore di un padre si dona completamente ai propri figli ...così come fece Dio con noi...il Suo cuore batteva forte per amore nostro..." (Citaz.) Pienamente felice di avere due papà...dedico questa piccola riflessione a tutti i papà!

giovedì 7 novembre 2013

Halloween

Con l’approssimarsi della fine di Ottobre, qualcuno mi ha chiesto se al nido avremmo organizzato “qualcosa” per la festa di Halloween. Prendo spunto da questa richiesta per condividere il mio pensiero in merito a questa festa commerciale che l’Italia ha adottato ormai da anni e che si anticipa sempre di più. Indipendentemente dal dato di fatto che non è una festa made in Italy e che, da cristiana, non ne condivido i festeggiamenti per via del significato più profondo, ho sempre sostenuto che nella fascia d’età 0-6 anni i bambini abbiano bisogno di coccole, carezze, serenità e non di mostri che alimentano paure e timori. Durante questa tenera età (0-3 anni) le esperienze lasciano un tratto indelebile nella vita di ogni bimbo. E’ compito di noi adulti di riferimento fornire ai bambini quante più esperienze che possano lasciare un’impronta positiva nella loro vita. L’amore, la gioia, il sentirsi accolti e accettati innalzano attorno al bimbo una barriera di sicurezza e comfort che lo aiuta a crescere cosciente della propria autostima con la consapevolezza che gli adulti di riferimento si adoperano per creare quell’ambiente sano di cui ha bisogno per poter sviluppare tutte le sue potenzialità. Arriveranno presto momenti di confronto con realtà meno ovattate del nido (che per sua caratteristica deve essere luogo di crescita, caldo e accogliente fino a quando il piccolo non è in grado di spiccare il volo da solo); ma per il momento preferisco fornire a questi “pulcini” un mondo in cui streghe, mostri, scheletri e vampiri non sono ammessi! Per questo e, per altri motivi che sarebbe difficile racchiudere in poche righe credo che sia inopportuno festeggiare Halloween al nido. Propongo, invece, di introdurre una giornata alternativa durante la quale anziché festeggiare le tenebre e i mostri si ricordi l’arcobaleno, il sole, la tenerezza legata a questo magnifico arco di tempo che è l’età del nido. Un giorno in cui i protagonisti non saranno la paura e lo scherzo, ma l’affetto, la dolcezza, l’amore, i bambini. Per loro, per noi e per rendere questo 31 Ottobre un po’ meno buio! Noi festeggeremo insieme un giorno di dolcezza, di coccole, di canzoncine e storie che ricordano l’affetto e le attenzioni di tutte le persone che avvolgono in un caldo abbraccio ogni bambino… “I BAMBINI IMPARANO QUELLO CHE VIVONO” D. Law Nolte