domenica 9 ottobre 2016

Quando i bambini rifiutano il cibo

Il bisogno e il desiderio di mangiare si instaura, cresce, si radica e si attesta nella relazione duale madre-bambino e, più in là, bambino-gruppo familiare. Per considerare gli aspetti affettivi e sociali in relazione al tema dell’alimentazione è importante evidenziare sia i vissuti dei genitori che quelli del bambino.
Il cibo rappresenta la prima forma di rapporto che il bambino instaura con il mondo circostante e, in quanto tale, diventa uno strumento comunicativo di notevole forza. Attraverso il rifiuto del cibo, così come con l’eccessivo interesse per esso, il bambino esprime un disagio intenso, una fortissima rabbia che magari non riesce a comunicare in altro modo. Talvolta digiunare è un modo di protestare: basti pensare che anche gli adulti digiunano per protesta, per tristezza, per rabbia. Bisogna considerare che, attraverso l’allattamento, ma anche dopo, nel periodo dello svezzamento, la mamma trasmette al bambino non solo latte e cibo, ma anche emozioni e sentimenti, che in alcuni casi possono essere, ad esempio, ansie e senso di colpa (ad esempio perché costretta a separarsi dal proprio bambino per riprendere il lavoro). Bisogna tenere conto, poi, del fatto che i bambini imparano prestissimo a capire che il cibo, essendo al centro delle preoccupazioni materne, può diventare un’arma potentissima e di grande efficacia “contrattuale”. I bambini sanno benissimo che rifiutare la pappa può rappresentare uno strumento comunicativo per dire “NO” (non solo al cibo) molto più efficace e potente di quanto non sia un pianto disperato o il semplice uso delle parole.
Quando un bambino comprende il potere del cibo, potrebbero crearsi pericolosi meccanismi di ricatto nei confronti dell’adulto e innescarsi comportamenti scorretti per attirare l’attenzione.
Come comportarsi?
La cosa più importante è, come sempre, cercare di capire se il rifiuto è legato a problematiche nel rapporto-madre bambino presenti fin dalle prime fasi della relazione, se coincide con l’inizio dello svezzamento, se è parte integrante di quella fase della crescita in cui il bambino dice di no a tutto. Risulta opportuno anche analizzare se le difficoltà alimentari rappresentino una modalità del bambino di esprimere l’ansia (ad esempio nei confronti di conflitti fra genitori, malattie, problemi economici), come reazione ai distacchi (ripresa del nido dopo le vacanze, inizio della scuola ecc…). Così come accade agli adulti, anche i bambini, talvolta vivono degli stati d’ansia tali da non riuscire a “mandar giù” nulla!
Bisogna evitare che la tavola diventi un campo di battaglia in cui ci si scontra per un piatto di pasta. Sarebbe opportuno domandarsi che tipo di messaggio o di sfida ci sta lanciando il bambino che rifiuta il cibo che abbiamo cucinato con tanto amore per lui. Se la situazione peggiora e il rifiuto si protrae, è importante non scoraggiarsi e consultare un esperto che possa dare una mano. Sarà lui/lei ad indicare la strada migliore da seguire.
Tutti i genitori si preoccupano che i loro bambini non mangino abbastanza. Tuttavia, costringere un bambino a mangiare è il modo migliore per rafforzare il suo atteggiamento di opposizione. E’ meglio adottare un atteggiamento positivo togliendo l’alimento rifiutato senza dare l’impressione di essere contrariati e passare alla portata successiva. Tutte le iniziative che mirano a obbligarli a mangiare, anche le più comuni e divertenti come l’aeroplanino con il cucchiaio, portano i bambini a sentirsi presi in giro e a diffidare del cibo. Inoltre, se si è certi che il bambino abbia consumato, in porzioni adeguate all’età, colazione, spuntino, pranzo e merenda, è possibile anche soprassedere al fatto che talvolta a cena non mangi un pasto completo, ma voglia solo “mangiucchaire” e assaggiare.
Ad ogni modo bisogna tenere a mente, per qualsiasi età, i tre ingredienti base necessari per mangiare bene:

1.       Una buona dose di routine: mangiare seguendo orari regolari è indispensabile. Per aver appetito è necessario aver fame!
2.      Una manciata di buonumore: l’atmosfera rilassata, la varietà dei piatti e il modo di presentarli, sono abitudini importanti fin da piccolissimi.
3.      Tempo q.b. perché … mangiare piano è alla base di una buona condotta alimentare e consente al cervello di ricevere i segnali di sazietà.


venerdì 26 agosto 2016

All'asilo più sereni. Piccola guida ai primi distacchi.

Per i bambini, l’inizio dell’asilo e della scuola rappresenta un momento di socializzazione fondamentale, ma anche un momento di dolorosa separazione dall’ambiente familiare.
Questo doloroso distacco non riguarda solo i piccoli, ma quasi sempre anche i genitori, soprattutto le mamme. Quanto più questo sentimento inconscio è forte, tanto più i bambini avranno difficoltà a “staccarsi”. Cosa fare?
La cosa più importante è certamente domandarsi se questa paura inconsapevole esiste e traspare coinvolgendo anche involontariamente il bambino quando lo lasciamo all’asilo e, in tal caso lasciarsi consigliare da un esperto o, semplicemente, dal personale del nido o della scuola.
Per evitare che un momento così importante per la crescita del nostro bambino diventi un ostacolo allo sviluppo della sua autonomia, ecco 10 consigli:
-Analizzate i sentimenti che provate rispetto al distacco e chiedetevi quanto influenzano il suo atteggiamento verso le separazioni.
-Cercate di controllare il vostro sguardo ansioso o sconsolato: vedere mamma che si agita rende ancora più triste il vostro bambino.
-Non sommate alla comprensibile ansia di vostro figlio, la vostra.
-Parlate con educatrici e maestre: vi convincerete del fatto che la maggior parte dei bambini smette di piangere nel giro di qualche minuto.
-Utilizzate il tragitto casa-asilo per descrivere le tappe della sua giornata soffermandovi sul rientro a casa e indicandogli chi andrà a riprenderlo e a che ora.
-Quando andate via mentre ancora sta piangendo, fatelo in modo positivo, fiducioso: vedendovi sereni e fermi, comprensivi ma non disposti ad essere ricattati, si rincuorerà sul fatto che è al sicuro. Non andate mai via di nascosto, ma salutatelo e rassicuratelo dicendogli che andrete a riprenderlo.
-Concordate, se possibile, l’ambientamento con cura facendo in modo che il primo distacco sia graduale.
-Evitate di fare confronti con i bambini che non piangono. Ogni bimbo ha i suoi tempi e le sue reazioni.
-Fategli portare all’asilo il suo orsacchiotto preferito o un oggetto a cui è affezionato: fungerà da “ponte” tra asilo e casa.
-A casa ricordategli spesso il nome di amichetti e degli adulti che incontra e che incontrerà il giorno successivo all’asilo/scuola: serve a creare nel bambino una mappa rassicurante di punti di riferimento. Non cedete alla tentazione di tenerlo a casa durante il periodo dell’ambientamento: la continuità è fondamentale.