Il
ciuccio risponde al naturale istinto del bambino di succhiare, che è per lui un
bisogno primario perché legato alla nutrizione; aiuta i neonati a riprodurre
sensazioni piacevoli, di tranquillità favorendo il rilassamento e stimolando la
capacità di auto consolazione. Mitiga e rende più sopportabili, infatti, i
momenti di distacco dalla madre, perché il piccolo impara a tranquillizzarsi da
solo attraverso un'azione che lo riporta a uno stato di benessere. Procura
sollievo, aiuta ad allontanare le paure e a controllare il senso di solitudine.
Numerosi studi dimostrano che l'uso del
ciuccio può proteggere dal rischio di morte in culla (SIDS) perché, succhiando,
il neonato non incorre nelle apnee notturne. Questo però non vuol dire che quando
dorme deve per forza prendere il ciuccio, anzi, bisogna sforzarsi di non
correre a rimetterglielo in bocca ogni volta che lo perde nel sonno, perché se
un bimbo perde il succhiotto mentre sta dormendo e non si sveglia piangendo,
evidentemente non ne sente il bisogno.
Man
mano che il bambino cresce, durante il periodo della dentizione, il ciuccio
porta sollievo e attenua i dolori dei primi dentini.
Nonostante
gli effetti benefici del ciuccio, alcuni bambini lo rifiutano da subito. In
questo caso meglio non forzarli come si vede fare ad alcuni genitori che
provano ad immergere il ciuccio in zucchero
o miele affinché i figli lo prendano più volentieri: se non lo vogliono, non è
necessario utilizzare l'inganno! E se questa motivazione non è sufficiente,
basti pensare che tale abitudine favorisce la formazione della carie.
Il distacco dal ciuccio, così come
altri importanti cambiamenti, va proposto in un momento di tranquillità, privo di altre
situazioni instabili o cambiamenti recenti (nascita di un fratellino,
separazione dei genitori, inserimento al nido ecc). Qualsiasi modo si scelga per
dire addio “all’oggetto di consolazione”, l’importante è che il metodo sia
condiviso e che non si passi da tutto a niente da un giorno all’altro.Toglierlo di punto in
bianco provocherebbe un senso di tristezza e di nervosismo; il bambino
comincerebbe a dimostrare inappetenza, insonnia e profonda irritabilità. Detto
questo è evidente che il ciuccio deve essere tolto in maniera progressiva e
soprattutto pianificando un patto, una sorta di accordo tra voi e il bimbo.
Potrebbe essere utile “accordarsi” con il bambino a non portare il ciuccio
quando magari si esce, si va al parco a giocare o si intraprende qualsiasi
altro tipo di attività che possa tenerlo adeguatamente impegnato. Il segreto è,
infatti, tenere il bambino quanto più “indaffarato” possibile, facendogli
capire che non in tutti i momenti della giornata ha bisogno del ciuccio. Accordandovi
con il bambino sui momenti in cui vi può rinunciare, eliminarlo completamente
sarà molto più semplice e meno traumatico.
Per incoraggiare
il distacco graduale bisogna chiedere al bambino di svolgere delle mansioni “da
grandi” che non si possono fare con il ciuccio. Tra le richieste che potete
fare a vostro figlio ci dovrebbe essere sempre
quella di parlare senza
il ciuccio.
Mano a mano
che il bambino riuscirà a privarsene nelle ore pomeridiane, si potrà cominciare
a toglierlo anche di notte; basterà stare un po’ di più con lui prima che si
addormenti, raccontargli una favola o cantargli
una ninna nanna. Alla fine si riuscirà a farlo addormentare serenamente senza
l’aiuto del ciuccio.
E’ importantissimo
mantenere la decisione. Come per tutte le altre questioni che riguardano la vita di un
bambino, è necessario che l’adulto si mostri accogliente rispetto ai bisogni, ma
fermo e solido rispetto alle decisioni prese. Se si intraprende il percorso di
separazione è importante stabilire una linea di condotta comune
a coloro che si relazionano con il piccolo (dai nonni, agli zii etc.): un
ripensamento dell’adulto di riferimento trasmette l’idea di reversibilità della
separazione e rende molto difficoltoso il tentativo successivo....
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