Il bisogno
e il desiderio di mangiare si instaura, cresce, si radica e si attesta nella
relazione duale madre-bambino e, più in là, bambino-gruppo familiare. Per
considerare gli aspetti affettivi e sociali in relazione al tema
dell’alimentazione è importante evidenziare sia i vissuti dei genitori che
quelli del bambino.
Il cibo
rappresenta la prima forma di rapporto che il bambino instaura con il mondo
circostante e, in quanto tale, diventa uno strumento comunicativo di notevole
forza. Attraverso il rifiuto del cibo, così come con l’eccessivo interesse per
esso, il bambino esprime un disagio intenso, una fortissima rabbia che magari
non riesce a comunicare in altro modo. Talvolta digiunare è un modo di
protestare: basti pensare che anche gli adulti digiunano per protesta, per
tristezza, per rabbia. Bisogna considerare che, attraverso l’allattamento, ma
anche dopo, nel periodo dello svezzamento, la mamma trasmette al bambino non
solo latte e cibo, ma anche emozioni e sentimenti, che in alcuni casi possono
essere, ad esempio, ansie e senso di colpa (ad esempio perché costretta a
separarsi dal proprio bambino per riprendere il lavoro). Bisogna tenere conto, poi, del fatto che i bambini imparano prestissimo
a capire che il cibo, essendo al centro delle preoccupazioni materne, può
diventare un’arma potentissima e di grande efficacia “contrattuale”. I
bambini sanno benissimo che rifiutare la pappa può rappresentare uno strumento
comunicativo per dire “NO” (non solo al cibo) molto più efficace e potente di
quanto non sia un pianto disperato o il semplice uso delle parole.
Quando un
bambino comprende il potere del cibo, potrebbero crearsi pericolosi meccanismi
di ricatto nei confronti dell’adulto e innescarsi comportamenti scorretti per
attirare l’attenzione.
Come
comportarsi?
La cosa più
importante è, come sempre, cercare di capire se il rifiuto è legato a
problematiche nel rapporto-madre bambino presenti fin dalle prime fasi della
relazione, se coincide con l’inizio dello svezzamento, se è parte integrante di
quella fase della crescita in cui il bambino dice di no a tutto. Risulta
opportuno anche analizzare se le difficoltà alimentari rappresentino una
modalità del bambino di esprimere l’ansia (ad esempio nei confronti di
conflitti fra genitori, malattie, problemi economici), come reazione ai
distacchi (ripresa del nido dopo le vacanze, inizio della scuola ecc…). Così
come accade agli adulti, anche i bambini, talvolta vivono degli stati d’ansia
tali da non riuscire a “mandar giù” nulla!
Bisogna
evitare che la tavola diventi un campo di battaglia in cui ci si scontra per un
piatto di pasta. Sarebbe opportuno domandarsi che tipo di messaggio o di sfida
ci sta lanciando il bambino che rifiuta il cibo che abbiamo cucinato con tanto
amore per lui. Se la situazione peggiora e il rifiuto si protrae, è importante
non scoraggiarsi e consultare un esperto che possa dare una mano. Sarà lui/lei
ad indicare la strada migliore da seguire.
Tutti i
genitori si preoccupano che i loro bambini non mangino abbastanza. Tuttavia,
costringere un bambino a mangiare è il modo migliore per rafforzare il suo
atteggiamento di opposizione. E’ meglio adottare un atteggiamento positivo
togliendo l’alimento rifiutato senza dare l’impressione di essere contrariati e
passare alla portata successiva. Tutte le iniziative che mirano a obbligarli a
mangiare, anche le più comuni e divertenti come l’aeroplanino con il cucchiaio,
portano i bambini a sentirsi presi in giro e a diffidare del cibo. Inoltre, se
si è certi che il bambino abbia consumato, in porzioni adeguate all’età,
colazione, spuntino, pranzo e merenda, è possibile anche soprassedere al fatto
che talvolta a cena non mangi un pasto completo, ma voglia solo “mangiucchaire”
e assaggiare.
Ad ogni
modo bisogna tenere a mente, per qualsiasi età, i tre ingredienti base
necessari per mangiare bene:
1.
Una buona dose di
routine: mangiare
seguendo orari regolari è indispensabile.
Per aver appetito è necessario aver fame!
2.
Una manciata di
buonumore: l’atmosfera
rilassata, la varietà dei piatti e il modo di presentarli, sono abitudini
importanti fin da piccolissimi.
3.
Tempo q.b. perché … mangiare piano è alla base di una
buona condotta alimentare e consente al cervello di ricevere i segnali di
sazietà.
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